Giornata Mondiale dell’Ictus

“Il mio nome è Diana, ho 43 anni, sono portoghese, e vivo a Sintra. Ero solita lavorare come giornalista fino a 8 anni fa, quando ho avuto un ictus nel giorno del mio anniversario di matrimonio. Mio marito ha chiamato il 911, ma non hanno immediatamente capito che si trattava di un ictus perché ero troppo giovane; avevo solo 34 anni…”

Questo è come inizia il documentario “Affrontare la sfida – La vita dopo un ictus,” prodotto da Ipsen in collaborazione con Reuters, che racconta la storia di Diana e testimonia l’importanza della riabilitazione post-ictus per riguadagnare una vita sociale e una routine quotidiana.

“In Italia, le persone che hanno avuto un ictus rappresentano circa l’1,5% della popolazione (circa un milione),” afferma Francesco Saverio Mennini, PhD, Professore di Economia della Salute presso l’Università di Roma “Tor Vergata.”

“Nella giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione sull’ictus cerebrale, non dobbiamo trascurare l’importanza di informazioni adeguate, non solo sulla prevenzione e il trattamento, ma anche su ciò che accade dopo la fase acuta,” sottolinea Nicoletta Reale, ex Presidente di A.L.I.Ce. Italia (Associazione per la Lotta contro l’Ictus Cerebrale).

I trattamenti riabilitativi, specialmente se avviati precocemente, possono favorire il ripristino di molte funzioni compromesse, consentendo il recupero di una qualità di vita accettabile. Purtroppo, la situazione attuale è tale che solo il 18% dei pazienti che sopravvivono a un ictus ricevono una diagnosi di spasticità, e solo 5.000 di loro beneficiano del giusto trattamento farmacologico.

Speriamo che questa crescente consapevolezza e comprensione contribuiranno a un miglior supporto e assistenza per queste persone, portando infine a risultati a lungo termine migliorati. #GiornataMondialeDellIctus

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